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Lo spettacolo e’ andato in scena al Teatro Melotti di Rovereto in occasione della Giornata della Memoria, quando ricordiamo le vittime della Shoah, lo sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale.
Volevano elevare ad arte lo sterminio. Volevano
eliminarci dalla faccia della terra. Hanno sparso le nostre ceneri nel
vento
La protagonista elenca in scena tutti i nomi dei campi di concentramento e il numero di persone che vi sono state uccise: Auschwitz-Birkenau, 1 milione e 100 mila.
Articolo uscito il 29 gennaio 2011 su "L'Adige" "Una panchina con alcune vecchie valigie sistemate attorno sono state il riferimento scenico del toccante monologo «Kammerspiel», lo spettacolo presentato ieri e giovedì in prima assoluta a Rovereto, in occasione della giornata della memoria. Magistrale la recitazione della riminese Daniela Giovanetti che, sola sul palco per un’ora e un quarto, ha saputo trasmettere al pubblico autentiche emozioni, seguendo un testo che la costringeva continuamente e rapidamente ad alternare sentimenti di felicità, angoscia, ilarità, dolore. Un’attrice che ha convinto catturando l’attenzione e l’apprezzamento del pubblico in sala. La storia è quella di una donna ebrea, di cui non si conosce il nome, che parla usando il presente di altre persone, rievocando i suoi ricordi di sopravvissuta all’Olocausto. Il tempo è scandito da due vite che scorrono parallele: quella sua negli Stati Uniti degli anni ’50 e quella precedente, fra la fine degli anni trenta e il 1945 in Germania. La donna, il cui enorme dolore per l’esperienza vissuta nei campi di concentramento (dove ha perso figlio e marito) ne ha evidentemente alterato la personalità, cerca, invano, di trovare pace ai suoi pensieri. La sapiente regia di Paolo Emilio Landi, direttore da anni U «emigrato di lusso» in Russia (dove l’arte teatrale è molto più apprezzata e finanziata che in Italia), è riuscita a catturare l’essenzialità nelle scelte scenografiche: pochi elementi sul palco, azzeccata scelta di musiche e spezzoni d’immagini, splendido utilizzo di fasci di luce gialla orizzontali per riprodurre l’idea del sole che filtrava fra le fessure dei vagoni in cui, all’epoca, vennero trasportati gli ebrei diretti verso i campi di sterminio. «Sono partito da un’immagine che avevo in testa dopo aver visitato il campo di Auschwitz - ha raccontato il regista - dove c’è una stanza in cui sono conservate le borse dei deportati, sulle quali c’è il nome e la data di nascita del proprietario e non, ovviamente, quella di morte. Sul palco le valigie simboleggiano varie persone e le loro vite». L’idea di riscrivere in chiave teatrale il racconto del tedesco Daniel Call è partita da Leonardo Franchini (giornalista e direttore artistico della roveretana compagnia dell’Attimo) che, assieme a Landi, ha molto lavorato sul testo originale per adattarlo a una forma più scenica. Un impegno durato molti mesi, che il direttore del teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, giovedì in sala a seguire lo spettacolo, ha riconosciuto dicendosi interessato a riproporre a Trieste la rappresentazione." (L'Adige - Trento) |
Das Kammerspiel by Daniel Call
with Daniela Giovanetti
Directed by Paolo Emilio Landi
Set and Costumes Eros Naldi
produced by
« Mai dimenticherò quella notte, la
prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per
sette volte sprangata.
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