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Fede e politica:

Incontro con NICHI VENDOLA

 

 

 

Andato in onda il: 11/07/2010

 

 

Lei ha chiuso la campagna elettorale a Bari leggendo un testo biblico, la parabola del samaritano e l'ha spiegata, l'ha tradotta in termini attuali. Come mai?

Credo che in quella parabola ci sia un’idea intera di politica sociale ma anche di un’idea che riguarda le relazioni tra le persone. L’incalzare dei verbi nella parabola del buon sammaritano è straordinario, già l'incipit è così contro corrente rispetto ai tempi che viviamo. C’e’ questo viandante, mezzo morto, sulla strada da Gerusalemme a Gerico. Passa il sacerdote, non si ferma; passa il Levita e non si ferma; già questo ricorda tanto la distrazione, l'indifferenza, l'ipocrisia piccolo borghese che ci assedia. E poi, invece, passa un samaritano, uno zingaro, uno di quelli che non entrano nel metabolismo dello stomaco piccolo borghese. E’ il samaritano, il reietto della società è quello che invece si ferma. Lì c'è il corpo tramortito del viandante e dice il Vangelo "lo vide e ne ebbe compassione" . Lo vide. Noi non vediamo più le vittime della violenza, non vediamo più i poveri, per noi sono dei fantasmi da esorcizzare e costruiamo politiche di ordine pubblico che convocano eserciti di acchiappa-fantasmi per liberarci da queste presenze ingombranti. " E ne ebbe compassione". Noi viviamo in un’ epoca in cui i ministri del governo in carica chiedono cattiveria nelle politiche nei confronti dei soggetti più marginali. Oggi l'empietà, non la pietà, l'empietà si è fatta Stato, è diventata un valore. E poi gli altri verbi "gli si fece prossimo". Farsi prossimo significa diventare, non soltanto avvicinarsi, ma diventare come l'altro, accogliere l'altro senza riserve, come dicono i credenti, "caritas sine modo". Qual è la misura dell'amore per un cristiano, l'amore è senza misura, è farsi prossimo, è condividere, è spezzare insieme il pane. Ecco, mi pare che la parabola del buon samaritano sveli fino infondo l'insostenibile cristianesimo che tutti oggi professiamo, soprattutto i miei colleghi politici che amano genuflettersi nella vita pubblica, ma poco rispettare la lettera della scrittura.

 

Nella biografia sul suo sito , lei si definisce in molti modi, anche stravaganti: ludico, anarchico, infantile, narcisista instancabile organizzatore ecc... In questa lista lei ci metterebbe cristiano quindi?

Si’, se si tratta di una ricerca e non di un conto in banca, se il cristianesimo è un mettersi continuamente in discussione come dovrebbe essere per chi si orienta con la bussola della conversione. Beh si’, sono costantemente soggetto a quest’attrazione fatale per la parola del figlio del Dio vivente.

 

Sta succedendo qualcosa di drammatico nella chiesa cattolica, non parlo solo dello scandalo pedofilia, ma per citare un’indagine recente " un quarto dei giovani che si dicono cattolici, non si riconosce nella Chiesa". Lei che interpretazione da’ di questo dato?

Credo che ci sia un problema per le chiese, quando tendono a istituzionalizzarsi e a diventare poteri temporali. Diciamo, la Chiesa nella storia, qualunque chiesa per qualunque credente, è lo strumento della realizzazione di un disegno divino. Ogni volta che il disegno divino diventa una cornice e la chiesa il quadro, li’ c'è un cortocircuito.

 

In un suo libro di recente Pubblicazione Gustavo Zagrebelsky sostiene che Stato e Chiesa si sono scambiati nella storia dell'umanità la veste, l'una ha messo i vestiti dell'altra. Adesso chi veste i vestiti di chi, tra chiesa e stato?

Cesare ha sempre l'ambizione di scavalcare le nuvole e prendere il posto di Dio e Dio viene convocato come una specie si ammortizzatore sociale globale. I valori della religione servono spesso troppo spesso ai grandi poteri politici ed economici per coprire, occultare, legittimare le proprie scelte. Credo invece che Dio non possa essere inquadrato in queste logiche e sia un’inesausta domanda di verità e giustizia. Siccome il potere, per sua natura, ha poca confidenza con queste due parole, verità e giustizia, bisognerebbe proclamare nel nome di Dio la voglia di mettere in discussione radicalmente il potere e sopratutto la sua radice di violenza.

 

Nella sua attività di amministratore della cosa pubblica, come sposa il suo credo con l'attività politica, l'una influisce sull'altra oppure la fede è qualcosa da tenere per se’, personale?

Io credo che non ci sia definizione di cosa sia la laicità, più precisa di quella scritta nei testi sacri "dare a Cesare quel che è di Cesare, dare a Dio quel che è di Dio". La commistione di terreni e’ sempre un rischio satanico. Credo che il pubblico amministratore e il politico debbano saper distinguere tra i doveri, diciamo, di persona credente e i doveri di chi quando amministra la vita pubblica deve riuscire a interpretare i sentimenti e i diritti di tutti, non soltanto di colo che appartengono alla sua confessione.

 

Questo è quello che è scritto nell'articolo 7 della Costituzione: " lo Stato e la chiesa cattolica nel proprio ordine indipendenti e sovrani". Però qualcuno dice le cose sono cambiate,sono passati sessanta anni, lei come la pensa?

Le cose sono peggiorate. Mi viene in mente la frase di un martire cristiano dei tempi nostri, giustamente non amato da tanti politici, Rosario Livatino, il giudice ucciso a Trapani da Cosa Nostra,. Diceva:" gli uomini pubblici fanno a gara per apparire credenti, dovrebbero occuparsi piuttosto di essere credibili”.

 

Nella battaglia sul tema dell'acqua anche le chiese evangeliche si sono spese, nella raccolta delle firme. Secondo lei si riuscirà a invertire questo trend in cui l'acqua diventerà un bene di consumo, oppure potrà rimanere un diritto per tutti coloro che ne hanno bisogno?

Nell'epoca della privatizzazione del mondo, della mercificazione della vita, si è pensato appunto di poter portare questa empietà fino al baratro della mercificazione dell'acqua. L'acqua è la vita, è un diritto universale. Per 1miliardo 200 milioni di esseri umani è interdetto il diritto all'acqua potabile e questo genera una delle più insopportabili stragi quotidiane della storia umana. Insomma, fortunatamente devo dire, questa storia della mercificazione della privatizzazione è andata avanti per trenta anni ma oggi subisce un colpo molto duro: le grandi multinazionali hanno perso la guerra dell'acqua, per esempio in Bolivia. Il popolo boliviano ha cacciato i ciclopi della industria nord-americana, ha recuperato il diritto a non vedere privatizzate le nuvole o privatizzati i fiumi, perché è di questo che si tratta. Non solo. Ma anche negli Stati Uniti d'America, i progetti di privatizzazione degli acquedotti come ad Atlanta sono stati messi poi in discussione.In Europa noi oggi assistiamo alla ripubblicizzazione di uno degli acquedotti più importanti del vecchio continente: quello di Parigi che nel 1984 era stato privatizzato dal sindaco Jacques Chirac. Ora il sindaco Delanoe dal primo di gennaio ha invertito questo trend. Perché? Basta andare ad Arezzo a Latina o a Nola per accorgersi che la privatizzazione comporta i seguenti effetti: lo scadimento immediato della qualità dei servizi dei cittadini e l'innalzamento incontrollato delle tariffe. Un privato non ha interesse a curare la qualità della rete fognante, non ha interesse a investire nei laboratori che devono monitorare permanentemente la qualità delle acque. Io nella mia regione ho il più grande acquedotto d'Europa, uno dei più grandi acquedotti nel mondo. L’unico azionista di quest’ acquedotto e’ la Regione Puglia. E’ quindi in mani totalmente pubbliche. Il pubblico investe enormi risorse per i migliori laboratori di analisi che esistono al mondo. Il privato, per sua natura, ha solo l'intenzione di cumulare profitti, la sua pulsione è il lucro, non è il servizio sociale o il diritto universale. Allora, giù le mani dall'acqua via dagli acquedotti ed lo dico non per una specie di pulsione demagogico-spiritualista ma davvero perche’ mercificare l'acqua significa insultare Dio.

 

Lei racconta nella sua biografia che a casa aveva il ritratto di Gagarin e di papa Giovanni XXIII. Immagino che adesso non ce li abbia più. Se dovesse scegliere fra i due o dovesse scegliere un terzo chi sceglierebbe?

Sicuramente papa Giovanni XXIII, perché quando ero bambino compartecipavo a un’idea molto naif della competizione che l'Unione Sovietica faceva con gli Stati Uniti d'America anche sulla conquista degli spazi. Più grande, ho imparato che la conquista degli spazi è propedeutica allo sviluppo degli apparati industriali militari. Più tardi ho capito che l'eroe Gagarin era la cartolina illustrata che copriva interessi imperiali e di guerra che io oggi contrasto con tutto il mio cuore. Sicuramente il papa buono, sicuramente il papa del discorso alla luna, del portate una carezza ai vostri bambini cioè il papa che ha saputo rompere quell'iconografia un po' feudale e principesca di una chiesa giudice della storia e non invece di una chiesa compagna dell'umanità e compartecipe delle sofferenze, degli affanni della storia.

 

 

 

L'intervista televisiva e' andata in onda su Raidue- Protestantesimo.

Per richiedere il DVD:

protestantesimo@fcei.it

 

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