Home | Theatre | TV | Reportages | Interviews | Books | Teaching | Contact us | russian

 

Etiopia:

Intervista al Patriarca Ortodosso Etiope

Paulos

 

 

Addis Abeba, aprile 2003

 

Paulos, Patriraca Etiope


L’Etiopia, l’unico paese africano a non aver subito la colonizzazione europea (se si eccettua la breve occupazione fascista) è un paese a maggioranza cristiano. La Chiesa Ortodossa Etiope (COE) è un crogiolo di storia e testimonianza evangelica. Aderendo al Consiglio Ecumenico, partecipa oggi al movimento per l’unità dei cristiani, dopo aver vissuto isolata dal resto della cristianità, per secoli. La storia di questo paese e di questa chiesa sono intimamente legati. Ce ne parla sua Santità Paulos, il Patriarca Ortodosso Etiope. Lo incontro nella sede del Patriarcato ad Addis Abeba. Sornione, si accomoda sul suo trono, tenendo in mano una croce piuttosto pesante. Dopo qualche parola in italiano, passa a un fluido inglese, imparato duranti i 10 anni di predicazione negli Stati Uniti.

 

La Chiesa Ortodossa e lo Stato Etiope sono nati nello stesso periodo. La regina di Saba, che era stata a Gerusalemme, ebbe un figlio da Re Salomone, Menelik I. Da allora gli etiopi hanno praticato il giudaismo per 992 anni. Nel primo secolo della nostra era, il Cristianesimo arrivò in Etiopia: Filippo battezzò il monaco etiope che poi evangelizzò tutta la sua terra. E da allora la religione cristiana è la religione di questo popolo.

 

Documenti storici provano che il Cristianesimo è arrivato per caso, nel IV secolo d.C. Nel nord del paese esisteva il grande regno di Axum che si trovava all’intersezione tra due rotte commerciali, quella che collegava il sud con l’Egitto e l’altra che metteva in comunicazione le miniere d’oro del Sudan con il Mar Rosso e quindi con il Mediterraneo e l’India. Un mercante siriano, Meropio, di ritorno proprio dall’India è attaccato dagli indigeni della costa e muore. Due giovani studenti, che lo accompagnano, Frumentius e Aedesius, sono portati alla corte del re dell’Impero Axumita, dove diventano rispettivamente segretario e coppiere. Partiti per la più importante città dell’oriente cristiano, Alessandria d’Egitto, ricevono l’ordine di evangelizzare il regno. Frumentius diventa il primo Abuna Salama, vescovo della pace. Fino al XX secolo il patriarca di Alessandria ha nominato il patriarca dell’Etiopia. Il regno axumita assunse il Cristianesimo come religione di stato, fu il primo caso nella storia.

 

Oggi Axum è una meta turistica per via delle sue steli. Come le piramidi egiziane questi monoliti ricordano la grandezza e il potere delle famiglie reali. Ce ne sono 120, la più grande, attribuita al re Ezana, è alta 24 metri. Resta il misero di come, nel IV secolo d.C. si sia potuto tagliare un singolo monolito di queste dimensioni e trasportarlo fin lì. Ancora più misterioso il motivo per cui nel XXI secolo d.C. non sia possibile prendere la stele portata a Roma dall’esercito fascista e restituirla.
A poca distanza dal campo nord delle steli, si trova un comprensorio con tre siti di grande importanza storico religiosa. Arrivando dall’ingresso si notano le rovine della più antica chiesa d’Africa, distrutta dai musulmani; accanto c’è una costruzione circondata da un alto cancello. L’ accesso è consentito solo ad un monaco perché secondo la tradizione, all’interno è custodita l’Arca del Patto, contenente le tavole della legge ricevute da Mosè. Infine la chiesa di S. Maria di Sion. Costruita nel 1665 è considerato il luogo più santo di tutta l’Etiopia.

 

Anche dal punto di vista teologico la storia della COE è molto singolare. Nel V secolo arrivarono nove monaci in fuga dalla Siria, sotto accusa di eresia. Il concilio ecumenico di Calcedonia aveva distinto tra la natura umana e quella divina di Gesù Cristo. Alcuni patriarcati ritenevano invece che le due nature fossero fuse in una sola, sin dalla nascita. Questi ultimi furono chiamati monofisiti. La COE, come quella Copta (Egiziana) e alcune piccole chiese Siriane, Turche e Armene, non accettando la decisione del concilio, si separarono delle altre. Fu il primo scisma cristiano.
Oggi la Chiesa Ortodossa Etiope fa parte del Consiglio Ecumenico:

 

Mantenere le differenze tra le varie denominazioni cristiane e arrivare all’unità è possibile solo attraverso la collaborazione e il riconoscimento reciproco. Il Consiglio Ecumenico ha cercato di portare tutti all’unità ma allo stesso tempo non ha mai mancato di andare incontro ai bisogni delle denominazioni protestanti ed ortodosse nella prospettiva della cooperazione. Non so se ci sarà un ‘nuovo messaggio’ che renderà possibile sanare le divisioni, stabilirà un dogma e una dottrina comune, promuoverà la condivisione dei sacramenti. L’unità dei cristiani è un desiderio di tutti. E’ un ordine del Signore stesso. E’ una speranza, ma finché ogni essere umano sarà libero e indipendente nei suoi istinti e nei suoi pensieri, noi resteremo in questa situazione, perché il fattore maggiore di divisione è stato, è e sarà, quello umano.

 

I nove monaci intrapresero nel V secolo la traduzione della Bibbia in Ge’ez, il linguaggio del tempo, che è rimasto come lingua liturgica sebbene nessuno la parli più, un po’ come da noi è stato per il latino.
E veniamo ai rapporti con l’Islam. Secondo la tradizione il profeta Maometto fu accudito da una etiope. I suoi fedeli arrivarono nel regno di Axum nel 615. I rapporti furono di rispetto reciproco e coesistenza pacifica fino alla fine del X secolo. Non così nei secoli successivi. Le relazioni con la comunità musulmana sono oggi cruciali in un paese in cui quasi la metà della popolazione è fedele al Profeta.

 

Nell’Islam c’è una nuova tendenza, cosiddetta fondamentalista. Noi ancora non ne abbiamo un’esperienza diretta qui in Etiopia, ma possiamo percepirla. * Ci rendiamo conto che le cose sono cambiate. Prima la comunità musulmana taceva, ora prende la parola, interviene nella vita sociale. Ma quello del fondamentalismo è un tema comune a tutto il mondo. L'umanità deve trovare un programma e un'agenda che esprimano e promuovano la coesistenza pacifica tra fedi e paesi diversi.

 

Il Kebra negast o La Gloria dei Re è di più che un libro di epica nazionale, è il luogo dell’identità culturale e religiosa dell’Etiopia. Scritto nel XIV secolo, in esso si stabiliscono vincoli tra la genia di Salomone e quella dei re etiopi da Menelick I, suo figlio, fino all’ultimo imperatore. Ras Tafari assunse il potere nel 1934 e scelse il nome di Hailè Selassie che significa potere della trinità. Durante il suo lungo regno (1930 -1974) egli sostenne la COE e ne indicò anche i Patriarchi. Paradossalmente egli divenne poi la divinità di un’altra religione: quella dei Rasta.

 

Come dicevo Chiesa e Stato hanno camminato insieme per molti secoli. E questo fino a pochissimi decenni fa. Al tempo dell’imperatore Haile Selassiè la Chiesa era unita allo Stato. Ma il regime comunista di Mengistu, che ha preso il potere con la rivoluzione del 1974, ha stabilito la separazione fra Stato e Chiesa. In questa separazione non vedo un problema. Se sono separati e se restano nei loro specifici ambiti, la Chiesa è più libera di amministrare le sue attività spirituali. Se c’è giustizia e democrazia Chiesa e Stato devono restare separati.

 

Ma c’è una vera democrazia ora nel paese?

 

E’ un’esperienza nuova, non siamo maturi per una piena democrazia, ma con il tempo e con l’avvicendarsi delle generazioni, essa si affermerà anche qui.

 

In un libro di recente pubblicazione dal titolo significativo Il contributo della Chiesa Ortodossa alla civiltà etiope l’autore, Kessis K. Merahi, sostiene che la Chiesa è stata la custode della tradizione, della fede, della filosofia, della libertà, dell’orgoglio e della unità nazionale. In effetti le tensioni autonomiste che hanno spesso causato guerre interetniche, si sono talvolta smorzate facendo appello all’orgoglio nazionalistico e alla fede comune. Le emergenze guerra e povertà sono il campo di incontro con le altre denominazioni cristiane, in particolare con la Mekane Yesus, una chiesa luterana con oltre 4 milioni di fedeli.

 

Lavorare insieme ai nostri fratelli protestanti è possibile, in speciali occasioni, quando è opportuno, quando abbiamo un problema comune nel paese: per esempio il conflitto tra Etiopia ed Eritrea. Per mantenere la pace tra questi fratelli e sorelle c’è bisogno di uno sforzo comune.

 

La collaborazione non si ferma qui. Quest’anno un’ennesima carestia ha colpito l’Etiopia mettendo a rischio la sopravvivenza di 11 milioni e mezzo di etiopi. Tutte le chiese cristiane ricevono, in misura maggiore o minore, aiuti dall’estero. Gli aiuti sono messi in comune e poi ognuno distribuisce secondo le zone in cui ha uomini e mezzi. Così capita che i protestanti distribuiscano riso mandato dai cattolici o gli ortodossi portino il grano mandato dalle chiese europee, tramite Action of Churches Together (ACT).

 

Il patriarca dimette la sua aria sorniona e si protende verso di me.

 

Noi crediamo in Dio perché Dio continua a esistere a dispetto del nostro egoismo - perché siamo egoisti - a dispetto del fatto che commettiamo peccati ; Dio è sempre Dio, continuamente . Tutti coloro che conoscono Dio a fondo, camminano sulle sue orme. Nessuno dirà di aver fatto abbastanza per questo paese, perché riconoscerà che Dio continua a fare qualcosa di buono per lui, per te.

 

 

* Quindici giorni dopo l’intervista un attentato dinamitardo, probabilmente di matrice terrorista, ha distrutto un albergo nel sud del paese. L’Etiopia è considerato un paese ad alto rischio terrorismo.

 

 

 

Pubblicato su Confronti.

 

L'intervista televisiva e' andata in onda su Raidue- Protestantesimo.

Per richiedere il DVD:

protestantesimo@fcei.it